Il festival se non l’occasione, offre comunque un’occasione per chi, sceglie questo mestiere specie in un tempo in cui è poco valorizzato, per non dire poco considerato.
Sempre più numerose sono le proposte di partecipazione al festival e sempre più a malincuore si devono operare delle scelte tra le molteplici voci e gli insospettabili nuovi mezzi di espressione e comunicazione usati per dire e rappresentare cose importanti e necessarie.
Tanto tempo fa la necessità di fissare leggi individuali e sociali, impose al complesso sistema dei miti greci di tradursi nella tragedia rappresentata e la gente, tutta, osservava e imparava a riconoscersi, identificarsi e diversificarsi dagli eroi ed eroine rappresentati.
La catarsi è un cambiamento di sé e per sé ed era suscitato dall’azione scenica.
Il teatro, con la sua costante ricerca, può restituire profondità e spessore ad una realtà appiattita e continuamente replicata.
C’è come un ribaltamento, il teatro non è più finzione rispetto alla realtà, al contrario serve a smascherare la finzione della realtà, lo fa nel modo più coraggioso, mettendosi davanti o in mezzo a qualcuno, comunicandoci, agendo.
Forse è proprio questo coraggio dei “giovani”, termine sempre più strumentalizzato, che mette in crisi tutto un sistema di politica culturale che, oltre a danneggiare l’artista, danneggia in primo luogo lo spettatore, dequalificandone una potenziale formazione.
I luoghi servono a questo, a far scendere il teatro dal suo palco.
“Democraticizzare” la cultura teatrale aiuta tutti a riavvicinarsi e riprendersi una realtà che ha bisogno di essere ascoltata meglio, osservata meglio, detta meglio e capita meglio.
Programma:
sabato 29 agosto 2009
ore 21.30
Parco Abbazia di Farfa
“IO”
di Flavia Mastrella e Antonio Rezza