Ricordare l’Eccidio di Canneto

Il 10 Dicembre 1920 a Canneto Sabino, durante una manifestazione, undici braccianti venivano uccisi dal fuoco dei fucili dei militari della regia Arma dei Carabinieri e tredici persone gravemente ferite. I braccianti rivendicavano l’attuazione dei patti colonici che avrebbe garantito un alleggerimento della situazione di sfruttamento, all’interno della quale tali uomini e donne erano costretti.


Per spezzare la fermezza con la quale le maestranze organizzate rivendicavano diritti che avrebbero dovuto, già da tempo, essere acquisiti, i proprietari terrieri utilizzavano la disperazione e l’inesperienza degli uomini e delle donne che scendevano dall’alta Sabina portando con sé soltanto miseria e disperazione.
I braccianti sabini non permisero che la loro lotta contro lo sfruttamento diventasse una guerra tra poveri e si impegnarono a sensibilizzare i compagni venuti da lontano sull’importanza delle loro rivendicazioni. Nel momento in cui la lotta degli uni si unì a quella degli altri, scattò la violenza del potere.

Simili negazioni di diritti acquisiti si ripetono tutt’oggi, nella spaventosa indifferenza di tanti!

Per anni, lotte come quelle, hanno strappato migliori condizioni di vita e di lavoro. Quelle stesse lotte le hanno difese dall’ingordigia dei potenti.

Oggi, gli uomini e le donne in tutto il mondo, si trovano a dover pagare le conseguenze delle scellerate azioni di banchieri, politici e imprenditori. Il prezzo che ci troviamo a pagare, è la rinuncia a una condizione di lavoro dignitosa e garantita, la possibilità di tanti giovani di poter costruire il proprio futuro, la possibilità di godersi il meritato riposo, la doverosa serenità per la nostra vecchiaia e per chi scappa da situazioni peggiori, lo stesso diritto ad esistere.

Mai come oggi è diventato assolutamente indispensabile impedire che l’indifferenza e l’oblio contribuiscano a creare un ambiente in cui la prevaricazione e la sottrazione dei diritti, diventino spaventosa normalità.
Mai come oggi si avverte l’esigenza di ricostruire percorsi di condivisione e unione tra sfruttati, che possano garantire mutuo appoggio e organizzazione spontanea ed orizzontale per opporre un fermo “NO!” alle derive dello sfruttamento dei potenti.

A 90 anni da quei fatti, un gruppo di persone s’incontra, si riunisce, ne discute e decide di ricordarli, per raccontare le troppe storie di ordinaria disperazione che sistematicamente l’informazione monopolizzata e monopolizzante finge di dimenticare. Noi non dimentichiamo tutte quelle storie, come non dimentichiamo Francesco Lazzaro, Giuseppe Giovannini, Angelo Perini, Leonilde Bonanni, Tullio Joschi, Antonio Di Marco, Luisa Turchetti, Marcello Vittori, Carlo Marini, Luigi Pandolfi, Vincenzo Salusesto di Luigi, che caddero sul cammino dell’emancipazione sociale.

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